Editoriali

Ad ogni bambino il pediatra di famiglia……ma non in Lombardia

In questi giorni Numerosi comunicati e dichiarazioni hanno parlato della grave decisione della Regione Lombardia di negare  il diritto al pediatra di libera scelta ai bambini stranieri senza documenti dopo i sei mesi di vita. Vorremmo chiarire  i termini della questione.
L’Accordo  Stato-Regioni e P.A. siglato nel dicembre 2012 sancisce, tra l’altro, il diritto all’assistenza ai migranti irregolari, compresa l’assistenza dei medici di medicina generale e dei pediatri di famiglia. L’accordo viene così  a sanare una situazione di grave diseguaglianza per i bambini i cui genitori sono privi di permesso di soggiorno, e, di conseguenza una violazione del codice della Dichiarazione dei diritti del Fanciullo  Tale   Dichiarazione,  approvata nel 1959 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e revisionata nel 1989, è stata recepita nell’ordinamento giuridico italiano nel 1991. Ed è’ noto che il recepimento comporta per le nazioni che lo effettuano l’obbligo al rispetto di tutti i suoi articoli. Tra i vari diritti si afferma il diritto ad uno sviluppo nelle migliori condizioni possibili ed di una buona salute senza discriminazione alcuna, per tale motivo ad ogni bambino devono essere garantite le stesse opportunità in tutti i campi: apparrebbe quindi stridente che alcuni bambini possano usufruire dell’assistenza della pediatria di famiglia, con tutto il suo bagaglio di prevenzione e cura,  ed altri no!
Alcune Regioni, virtuosamente stanno legiferando, quindi, per rendere possibile l’iscrizione di questi piccoli “irregolari” negli elenchi dei pediatri di famiglia, superando le inevitabili pastoie burocratiche (codice STP, straniero temporaneamente presente, o codice fiscale? Etc), in Regione Lombardia invece la proposta di adeguarsi all’Accordo è stata respinta, ...

ed ai bambini figli di irregolari sarà consentita l’assistenza sanitaria per le urgenze, il ricorso al Pronto Soccorso e le vaccinazioni, ma dovranno fare a meno dei bilanci di salute, di un’assistenza continuativa, degli screening uditivi e visivi, dell’educazione alimentare, dell’intercettazione precoce dei disturbi dello sviluppo psicofisico, di tutta l’azione educativa e preventiva del pediatra di famiglia. E’ stato deciso  “per legge” che questi bambini non possano godere degli stessi diritti degli altri bambini!
La comunità pediatrica, una volta tanto compatta, è insorta contro tale determinazione che, all’unanimità, è stata giudicata eticamente e giuridicamente inaccettabile sottolineando anche  come,   questa  situazione di diseguaglianza possa essere  rischiosa per la salute di bambini e adolescenti migranti   e favorire   un utilizzo improprio  dei  Pronto Soccorso e dei ricoveri ospedalieri.