Giacomo Poretti (di Aldo, Giovanni e Giacomo): una persona “spessa”
Teresa Sciascia e Giorgio Conforti
Per il direttivo SICuPP
Giovedì 9 giugno 2011, Milano, seconda conferenza nazionale SICuPP all’interno del 67° congresso SIP, giornata fra l’uggioso e il soleggiato, una aula stracolma, la nostra, vogliamo sperare per il programma fatto da pediatri di famiglia per pediatri in generale, si parla di sicurezza nel lavoro (non di medicina legale!) e di innovazione, temi accattivanti e innovativi, relatori di nome e assai comunicativi e per questo scelti.
Fra le due sessioni un ospite noto e stranoto in un ruolo inusuale: quello di un padre intervistato da due pediatri.
Giacomo Poretti in mezz’oretta o poco più di dibattito ha da un lato fatto sbellicare i presenti anche grazie a due brevi trailer di suoi film scelti in merito all’argomento, il rapporto con i bambini, dall’altro ha incantato tutti con la semplicità nel raccontare la sua esperienza di papà, delle sue attese educative e delle preoccupazioni sulla relazione con suo figlio, delle sue riflessioni sul mondo dei bambini e, perché no, dei pediatri.
Certo l’essere stato infermiere professionale, ma soprattutto avere la capacità di saper osservare il mondo con l’occhio dell’attore di vaglia lo ha aiutato e lo aiuta nel cogliere, nel mondo frenetico di oggi, gli aspetti importanti e di questo ci ha parlato lasciandoci una sensazione, appunto, di persona “spessa”.
Si è anche confidato con noi riguardo alla preoccupazione che l’essere un padre “famoso” possa in qualche modo complicare la crescita psicologica del bambino, ora cinquenne, specie nelle sue naturali socializzazioni.
Allora un consiglio possiamo provare a mandarglielo noi, perché anche il Pediatra in qualche modo è un attento osservatore del mondo dei bambini: si travesta (magari da Babbo Natale…) in modo da passare inosservato e porti suo figlio a vedere le facce degli spettatori che escono dalla sala dove si è appena proiettata chessò, la Corazzata Potëmkin di Villaggiana memoria o qualche più attuale pellicola premiata da una critica spesso lontana dal pubblico in qualche famoso Cine Festival.
Glieli faccia osservare bene quei visi, e poi lo porti a vedere analoghi visi di spettatori che escono dalla sala dove si è proiettato un film del suo trio; lo inviti a confrontarne l’espressione degli occhi e, vedendone le differenze, certamente suo figlio capirà e si rinforzerà nell’avere un papà famoso.
Perché inventare una risata (non “far ridere”) è talento raro, specie se è una risata leggera, pur se a crepapelle, non una risata scontata perché volgare.
Grazie.
Teresa Sciascia e Giorgio Conforti
Per il direttivo SICuPP